Jackson Pollock è universalmente conosciuto come uno dei più grandi pittori del ‘900, addirittura il secondo dopo Picasso (parole di Peggy Guggenheim, celebre collezionista ed esperta d’arte nonché mecenate dello stesso pollock).
La sua fama, legata all’innovazione evidente portata in campo artistico, ha reso la sua cifra stilistica riconoscibile praticamente da chiunque, anche dai meno avvezzi all’arte (per non parlare dei poco avvezzi all’arte contemporanea). Il carattere “rivoluzionario” e sovversivo della pittura di Pollock ha ispirato il mio nuovo Red Berry Musk: un profumo che rompe gli schemi, scatena energia, proprio come l’artista.
LE DATA
Se chiedete a qualcuno se ha mai sentito parlare di Pollock in molti vi risponderanno “no, non mi dice nulla”, se invece gli mostrerete uno dei suoi quadri del periodo astratto (si, Pollock ha attraversato anche una fase in cui le figure non gli dispiacevano poi così tanto…) vi risponderanno con un “oh si, certo!”. Questo accade perché come spesso succede nell’arte l’opera ha superato l’artista, o per meglio dire in questo caso, la tecnica l’ha fatto.
Sebbene , proprio per la loro cifra stilistica, i quadri astratti di pollock possano apparire ad un occhio poco allenato tutti molto simili, ce n’è uno che mi ha suscitato interesse ed affascinato non solo per l’impatto visivo ma anche per quello che rappresenta nella vita dell’artista.
Era il 1946 quando l’artista comincia ad intraprendere in maniera più netta una ricerca artistica inconscia ma profonda, che lo porterà ad inventare la tecnica del dripping ovvero dello “sgocciolamento” . È proprio da quest’anno che si fa risalire il periodo più intenso della produzione delle opere realizzate con questa nuova tecnica.
L’opera Red Composition risale a quella data e può essere definita come capostipite della prolifica produzione dell’artista, sebbene rispetto ad altre successive preveda un certo ordine cromatico intrinseco ed un “caos ordinato”
LA SIMBOLOGIA
Come spesso succede quando si valica il limite dell’arte figurata e ci spinge verso l’informale si perde quel sottile legame con la simbologia che in un certo modo collegava ancora l’astrattismo ad un tentativo di interpretazione. L’informale astratto di Pollock dunque supera (come già accadeva per altre correnti artistiche precedenti) l’ambito interpretativo diretto per spingerti nell’inconscio, nel profondo, nella famigerata gestualità.
per prima cosa l’arte di pollock è un’arte spontanea, non accademica (sebbene l’artista abbia frequentato questi ambienti) un’arte che vive di vita propria. Questo ha caratterizzato le note del mio Red Berry, lontane dalle piramidi olfattive tipiche del Musk ma sempre ad esso collegate, nate da un estro creativo liberatorio, frizzante, spontaneo. Un guizzo, come gli schizzi di Pollock.
L’artista aveva osservato fin da ragazzino i nativi americani realizzare le loro famose pitture di sabbia, gli sciamani in stato di trans le utilizzavano per leggere il futuro, il presente ed il passato dei membri della tribù o della tribù stessa, in un sincretismo religioso affascinante che il pittore colse subito. Egli stesso quando dipingeva, in una fase ormai raffinata della tecnica, si gettava immersivamente dentro la tela, fisicamente, collocandola sul pavimento e girandoci attorno e dentro. La tela richiamava Pollock, lo faceva danzare al suo interno facendogli perdere - per sua stessa ammissione - la concezione del tempo e dello spazio.
I gesti erano liberatori, il colore puro era gettato dai tubetti e poi dalle latte di vernice smaltata direttamente sulla tela, per Pollock ogni schizzo andava a finire lì dove doveva, senza che nulla fosse casuale ma tutto studiato secondo quello che era il suo sentire.
IL COLORE
L’opera Red Composition come detto trasmette meno velocità o immediatezza ma conserva l’embrionalità dell’esplosione artistica ed in più è legata al colore rosso, per niente casuale.
Il rosso è sicuramente il colore della passione (artistica), del sangue (non come simbolo di sacrificio ma di vitalità inteso come linfa vitale) ma è soprattutto il colore della terra rossa dei nativi americani.
Così una tela rossa, come il mantello di un torero, scatena in Pollock un guizzo vitale, un dinamismo passionale.
Spesso l’arte di Pollock è stata definita cupa o comunque generalmente non collegata a sentimenti positivi, questo opinione è legata alla figura dell’artista più che alla sua produzione. È ormai ben noto che il pittore soffrisse di dipendenza da alcool e che la sua stessa morte fu a questo legata, ma l’interiorità mostrata sulla tela denuncia una volontà introspettiva volta ad analizzarsi, comprendersi, interpretarsi nel senso non scientifico del termine. Pollock era infatti un conoscitore ed estimatore delle teorie Junghiane ed in generale della psicanalisi.
I GESTI
Il dinamismo di Pollock è sicuramente differente da altre forme di velocità e movimento di precedenti movimenti artistici. Pollock infatti non vuole rappresentare le velocità, come ad esempio facevano i futuristi, ma la velocità è la fautrice delle sue rappresentazioni. La corrente artistica dell’action painting, ovvero pittura d’azione, sposta l’attenzione dal segno (qualunque esso sia) al moto che quel segno ha prodotto senza però che il movimento diventi l’opera d’arte (sebbene vedere dipingere Pollock dovesse essere uno spettacolo, non si trattava di un happening). Rientra infatti dentro il movimento più ampio dell’espressionismo astratto che però, nel caso delle corrente americana, va poi ad unificarsi con lo stesso.
le tele di Rothko, De Kooning e ovviamente quelle di Pollock raccontano i gesti, la carnosità della pittura, la liberazione dagli schemi fissi. Pollock è infatti noto per aver liberato la tela dalla schiavitù del cavalletto.
È questa libertà, questa spontaneità che ritrovo nel Red Berry Musk. Lo spirito libero del Musk non poteva che guidare questa ribellione educata che spinge la mente a prendere possesso del corpo liberandosi da costrizioni formali. la ribellione di Pollock che decide di abbandonare il cavalletto è la ribellione del Musk, il suo inconscio artistico è la ponderatezza dei frutti rossi che trovano un’espolosione finale travolgente.
Il mio tributo a Pollock parla di questo: dell’ordine dentro il caos, della ricerca di se stessi e della spontaneità.