Pochi giorni fa, bevendo un caffè con un amico, ci siamo trovati a parlare di musica. Seduti a un tavolino, nel mezzo della piazza, abbiamo iniziato un acceso dibattito, nel quale abbiamo iniziato a riflettere su quale sia l’effettivo valore della musica e se un remake sia da considerare al pari dell’originale. Mentre lui sosteneva che le cover non siano da considerare vera musica (che purista!) io credo che siano in realtà molto interessanti. E voglio spiegarti il perchè.
- Ciò che conosciamo ci rassicura
- Le cover ci hanno fatto (ri)scoprire vecchi capolavori
- Ogni artista può dare il suo contributo
Cullata dalle note
Hai presente quella piacevole sensazione di conosciuto che provi quando ascolti un pezzo che ti ricorda qualcosa? Ecco, questo è uno dei motivi per cui adoro le cover. Mi cullano, sono rassicuranti e mi lasciano scoprire le piccole ma sostanziali differenze dalla versione originale ma senza stravolgermi e senza appesantirmi le orecchie. Eh già, ciò che conosciamo ci rassicura e questo vale anche nel mondo della musica!
Questo principio è valido anche per la moda: tutti quei capi che ciclicamente ritornano di tendenza, con qualche modifica per adattarli al gusto dell’epoca, portano nei nostri armadi e nelle nostre vite un pezzetto di già conosciuto che, però, sa di nuovo e questo ci intriga. La consapevolezza che quello che stiamo guardando, indossando o ascoltando non è completamente estraneo, anzi, ci rievoca anche qualche lontano ricordo, una suggestione, un’idea di déjà vu, ma ha comunque un'aura di novità, stuzzica la nostra fantasia, solletica i nostri sensi.
Per esempio, guardando Stranger Things ho non ho potuto non trovare azzeccatissima la scelta di inserire la versione di Heroes di Peter Gabriel nella scena in cui El legge la lettera lasciata da Hopper. Quella versione così struggente, lenta, profonda e malinconica ha saputo dare un’enorme carica emotiva a quella scena così cruciale, ma senza distrarre, senza essere invadente e raccontando qualcosa in più rispetto alle sole parole degli attori: aggiungeva, infatti, sentimenti e considerazioni di una voce narrante fuori campo, e queste sensazioni la versione originale di David Bowie non le avrebbe potute dare.
Non fraintendermi, non si tratta di un discorso su quale versione sia migliore, sull’essere meglio l’originale o la copia (se così la si può chiamare) o sui meriti dei rispettivi compositori. Quello che voglio dirti è che, pur trattandosi dello stesso testo, ha saputo dare un contributo differente rispetto a quello che avrebbe potuto dare la versione originale, questo perché ogni artista dà la propria impronta a un brano, anche se scritto da altri.
La cosa più affascinante, comunque, resta il fatto che, guardando quella scena, quella canzone ha saputo aggiungere qualcosa senza distrarmi. É stata questa la magia: essere rassicurata da qualcosa che avevo la sensazione di conoscere anche se non era così. Affascinante no?
Più famose dell’originale
L’esempio di Stranger Things, però, non è stato sufficiente per vincere il dibattito, così ho voluto portare un altro esempio, sempre preso da una serie tv. Tutti conoscono La Casa di Carta e la sua versione di Bella Ciao. Una canzone popolare italiana, nata dopo la liberazione e idealmente associata alla resistenza partigiana, diventata simbolo della lotta contro il nazifascismo. Pur essendo conosciuta in tutta Europa, non è mai stata una canzone da passare alla radio o da ascoltare nel tragitto casa-lavoro; questo, ovviamente, perché non è nata per essere una hit ma un canto popolare di ribellione.
Le cover, però, sono capaci di stupirci sempre, anche quando si tratta di argomenti complicati come questo. Infatti Bella Ciao è diventata famosa in tutto il mondo e, soprattutto, tra i giovani, grazie alla scena in cui Il Professore la canta nella celeberrima serie tv. Dobbiamo riconoscere che la scelta è stata allo stesso tempo sconvolgente e perfetta, in quanto ha associato un canto di resistenza partigiana alla resistenza di un gruppo di ladri, un accostamento particolare che ci ha portato a simpatizzare con loro, facendoceli vedere come degli eroi!
In questo caso, dunque, il remake è diventato più famoso dell’originale per diversi motivi: la canzone ha perso quasi completamente la sua connotazione politica, è stata associata ad una serie tv di successo (e cantata direttamente da un suo personaggio principale) e grazie ad essa è stata diffusa in tutto il mondo.
Unico ma imitabile
Capita spesso, infatti, che per diversi motivi il remake diventi più famoso dell’originale. A volte, infatti, la fama del suo autore o il particolare momento storico possono fare la fortuna di un brano e cambiarne le sorti. Ho specificato nuovamente al mio interlocutore che non si parla di gusti personali ma di dati come la frequenza di rotazione in radio, numero di download ecc. perché volevo che la conversazione mantenesse un terreno di confronto equo e obiettivo, delle nostre preferenze ne avremmo discusso in un altro momento.
A volte l’originale è molto meno conosciuta, a volte, invece, la sua fama è differente a seconda delle generazioni. Ad ogni modo, parlando di cover non possiamo non citare due dei brani più cantati di sempre: Knockin’ on Heavens Door e Hallelujah.
Partiamo dalla prima: scritta da Bob Dylan nel 1973 come colonna sonora del film Pat Garret & Billy The Kid, Knockin’ on Heavens Door diventa presto il simbolo di una generazione. Nel 1991 i Guns N’ Roses decidono di rifarla a modo loro, rendendola decisamente più hard rock e facendo qualche piccola modifica al testo. La loro è indubbiamente la cover più famosa di tutti i tempi.
Hallelujah, invece, è un brano del 1984 scritto e interpretato da Leonard Cohen, cantautore canadese. Inizialmente, però, non ebbe molto successo, tanto che nel corso degli anni lo stesso Cohen la rimaneggiò diverse volte. Arriviamo, così, al 1994, quando Jeff Buckley la pubblica all’interno del suo album Grace. Con questa rivisitazione Hallelujah raggiunge finalmente il successo, tant’è che ancora oggi c’è chi non sa che è una cover.
Questi due aneddoti credo ci insegnino una cosa importante: non è importante tanto focalizzarci sul valore dell’originale o su quanto ci possa essere di artistico in una copia, perchè i remake non sono meri copia e incolla, sono delle reinterpretazioni alle quali gli artisti aggiungono un pezzetto di loro stessi, alle volte trovando delle potenzialità in qualcosa che era stato scartato e portandolo alle luci della ribalta.
Alla fine, come ogni dibattito che si rispetti, non ci sono stati nè vinti nè vincitori, ma abbiamo lasciato quel tavolino da caffè con una nuova prospettiva sui remake: io con la promessa che avrei indagato di più su ogni rifacimento, cercando di scoprire da dove nasce e di apprezzarne anche l’originale, lui con il buon proposito di guardare con occhi nuovi le cover, avendo scoperto che possono essere molto di più di una semplice copia.