A volte succede che una storia sia così bella che non si può fare a meno di raccontarla. E così passano le generazioni ma quella narrazione continua, attraversa il tempo, lo spazio, la memoria e sconfigge in questo modo l’oblio. È il caso di alcune leggende e delle favole ma nell’epoca moderna anche i film hanno saputo raccontare storie eterne.
Queste storie vengono raccontate per anni e diventano dei simboli, è il caso di capolavori come Via col vento o il Padrino, per altre, invece, si sente l’esigenza di riadattarle alla propria epoca, di ri-raccontarle. Ed è il caso di A star is born. In questa pagina del mio diario voglio parlarti di questo film, che ha ricevuto otto nomination agli Oscar e ha vinto per la miglior canzone, proprio perché forse non sai che è un remake e nemmeno il primo.
Una storia bella da raccontare
A star is born viene per la prima volta trasmesso nelle sale cinematografiche nel 1937. Diretto da William A. Wellman, vede Janet Gaynor come protagonista femminile ad interpretare Esther Blodgett, una ragazza che arriva ad Hollywood con il sogno di diventare un’attrice famosa. Incontra Norman, un attore famoso che si innamora di lei e l’aiuta nella scalata verso il successo, fino a quando la fama di lei supera quella di lui. Norman decide, quindi, di suicidarsi, un po’ per gelosia verso il successo della moglie e un po’ per non ostacolare la carriera di lei.
Questa storia d’amore e di errori racconta molto bene il lato oscuro del successo e forse è per questo che è stata riproposta anche negli anni ‘50 con un remake diretto da George Cukor. In questa versione è Judy Garland ad interpretare Esther, mentre è James Mason a ricoprire il ruolo del protagonista maschile. Norman, attore in declino, viene salvato da Esther, una giovane cantante, da una figuraccia nel bel mezzo di uno spettacolo. Grato del gesto, Norman decide di aiutare la promettente ragazza a raggiungere la celebrità ma, nonostante tra i due nasca l’amore, lui decide di uccidersi perché non sopporta più la sua inesorabile uscita di scena dal mondo dello spettacolo.
L’amore che non vince su tutto: questo film, in ogni suo remake, riesce a straziarci perché vediamo i suoi protagonisti innamorati ma sopraffatti dalle difficoltà della vita. In questo senso A star is born è l’antitesi della favola: l’amore non vince sempre, anzi, a volte ci fa commettere gesti dettati dall’egoismo (che altro non è che l’amore per noi stessi).
Nel ‘76 A star is born è nuovamente nelle sale cinematografiche con un nuovo rifacimento che ha come protagonista Barbara Streisand. In questa versione Esther è una cantante che lavora in un night; il suo talento viene scoperto da un cantante rock sul viale del tramonto a causa di alcool e droghe, di nome John Norman Howard. I due s’innamorano e John aiuta Esther a diventare una cantante di successo. Per colpa della gelosia professionale, però, John si dà nuovamente all’alcool e muore in un incidente d’auto. Ancora una volta un finale tragico.
L’amore continua
Come nei più romantici casi di metempsicosi, in cui Le anime di due amanti continuano a reincarnarsi per proseguire la loro storia d’amore, l’amore tra Esther e Norman continua e arriva fino ai giorni nostri, quando nel 2018 esce la versione di A star is born diretta da Bradley Cooper e che vede recitare fianco a fianco lo stesso Cooper e Lady Gaga.
Questa volta i protagonisti cambiano nome e assumono l’identità di Jackson Maine e Ally Campana, entrambi cantanti. Jack è una rockstar dal passato turbolento e con problemi di alcool e incontra Ally in un night, dove la ragazza si sta esibendo. I due si innamorano e iniziano a cantare insieme. Durante le loro esibizioni, la ragazza diventa sempre più famosa, tanto che un manager la nota e si offre di aiutarla, chiedendole, però, di cambiare il suo stile. Ally diventa una star mentre Jack ricade nell’alcolismo e inizia un percorso di riabilitazione. Una volta uscito, spera in un nuovo inizio ma si accorge di essere diventato un ostacolo per la moglie, per questo motivo decide di porre fine alla sua vita impiccandosi.
La storia d’amore iniziata alla fine degli anni ‘30, quindi, si ripete in una chiave più moderna, con dettagli sulla vita di entrambi i protagonisti ma con sempre la stessa tragica fine.
Continuare a sognare
Ma perchè i remake piacciono così tanto? Personalmente credo sia dovuto al fatto che conosciamo già i personaggi, sappiamo come va a finire la storia e quindi possiamo concentrarci sui dettagli, possiamo sognare su un amore che già conosciamo, ci siamo affezionati ai protagonisti, dei quali conosciamo la storia, le vicissitudini, le sfortune e i desideri. E allora al posto che consumare la stessa pellicola riguardandola più e più volte, preferiamo guardare un remake per continuare a sognare a occhi aperti e sperare che, per questa volta, il finale sia felice.
Il remake, dunque, diventa un tributo fatto da un regista ad un’opera che ha apprezzato, nella quale ci ha visto del potenziale, che lo ha emozionato e alla quale vorrebbe dare un tocco personale. Per continuare a parlare di A star is born, comunque, credo che così tanti registi si siano cimentati nel suo remake perchè è una storia senza tempo e che affascina non solo il pubblico ma anche gli attori stessi. Il tema della celebrità maledetta, degli effetti distruttivi della fama e della difficoltà di accettare di essere superati dal proprio allievo sono da sempre un tema caro a chi fa parte del mondo dello spettacolo e, in ogni rivisitazione di questo film, questo aspetto viene ampiamente affrontato.
Quindi tra amore, difficoltà della vita e carriera, A star is born continua a raccontare una storia che appassiona ed emoziona, ogni volta andando più a fondo nell’esplorazione di alcune tematiche. È questa la forza del remake: continuando a lavorare su un prodotto di per sé ben riuscito, riusciamo a scoprire nuove sfaccettature, dargli nuova visibilità e farlo apprezzare anche alle nuove generazioni, che non hanno avuto la possibilità di veder nascere l’originale.