Amo definirmi una figlia d’arte: ormai conoscete la mia storia e sapete che all'Arte, quella con la A maiuscola, sono stata da sempre legata, scorre nelle mie vene e mi guida nella ricerca del bello, in ogni sua forma e declinazione. Mio padre, l’ultimo artista appartenente al movimento Surrealista, mi ha educata fin dalla tenera età a vedere con gli occhi un profumo e ad annusare un’immagine. Un percorso creativo che si fonda su esperienze sensoriali: contaminazioni di percezioni distinte, ma che allo stesso tempo convivono armoniosamente.

Una passione, quella per l’arte profumiera, che si traduce da allora nell’esigenza di voler condividere con voi il mio amore per le sue opere, proponendo prodotti di altissima qualità ed originalità e che possano trasportarvi in ogni angolo del mondo soltanto annusandoli. Il potere evocativo dei profumi mi ha da sempre affascinato.

Ognuno di noi ha una memoria olfattiva: i profumi infatti restano indelebilmente impressi nei nostri ricordi reali e immaginari. Proprio le fragranze, associate ad esperienze vissute danno vita alle mie creazioni. Mi sono circondata di artisti del Profumo, ho frequentato animate officine, sempre in fermento, dove i maestri creavano in piena libertà e senza nessuna limitazione alla loro genialità, uniti da una sola attitudine: evocare eleganza ed unicità. La profumeria è arte e la caratteristica principale dell’Arte è la sua capacità di essere fruita e compresa da chiunque. Per me vale lo stesso per i profumi: la stessa fragranza, può emozionare una donna come può essere splendidamente indossato da un uomo.

L'arte di Banksy

Al pari delle altre forme d’arte la profumeria è in grado di trasmettere emozioni, coinvolgendo, però, uno fra i sensi maggiormente denigrati nel concetto di arte più comune, cioè quello dell’olfatto. Per questo sono sempre stata affascinata da Banksy, la cui efficacia comunicativa sta proprio in questo: non c’è bisogno di conoscere il mondo della Street Art per capire cosa comunichino le sue immagini. I suoi graffiti sono talmente espliciti e istantaneamente comprensibili che catturano l’attenzione dell’osservatore in maniera del tutto spontanea. Ciò che colpisce al primo impatto è il sarcasmo, perchè il comune denominatore delle opere di Banksy è sicuramente irriverenza e provocazione, ma quello che segue è un aspetto riflessivo dell’opera. Messaggi di protesta strutturati proprio per colpire dritti al cuore e alla coscienza delle persone: l’ humor è la chiave che riesce ad attirare l’attenzione e in un secondo momento ti obbliga ad una ponderazione sul tema trattato. Atrocità della guerra, diritti degli omosessuali, inquinamento, sfruttamento minorile, abuso di potere sono solo alcuni dei temi affrontati dall’artista, i cui messaggi assumono una forte valenza sociale e politica.

Nato a Bristol, l’artista di cui nessuno conosce la vera identità, è riuscito con i suoi capolavori a diffondere la propria idea di arte ovunque, apparendo su strade, muri e ponti di tutto il mondo: da Gaza a Londra, passando per New York e Parigi. Ho seguito curiosa, durante il lockdown, lo Street Artist ed il suo esilarante racconto della vita quotidiana vissuta in quarantena: ci ha sorpreso su Instagram il disastro combinato in bagno dagli ormai famosi topolini costretti fra le mura domestiche. Banksy, in segno di solidarietà per i milioni di britannici costretti a vivere in isolamento, non poteva mancare con un riferimento in linea con la tendenza dello smart working ed il commento in questo caso è del tutto sarcastico: «Mia moglie odia quando lavoro a casa».

La quarantena dunque non ha fermato la sua creatività: un altro murales, realizzato sempre utilizzando la tecnica dello stencil, è comparso all’improvviso al General Hospital di Southampton. «Game changer» è il titolo del toccante omaggio ai medici e agli infermieri in prima linea contro il coronavirus. Non Batman e nemmeno l'Uomo Ragno, lasciati nella cesta dei giochi: l’eroe di questo mondo e di questo momento è un’infermiera. Ed è proprio con un pupazzo con le sembianze di un’operatrice sanitaria che il bambino sta giocando: la bambola indossa il grembiule della Croce Rossa, la mascherina sul volto ed un mantello, che insieme al braccio alzato, la fanno sembrare proprio Superman (o forse meglio, Wonder Woman).

L’artista britannico fa così il suo indelebile omaggio a medici e operatori sanitari, instancabilmente al lavoro ormai da mesi contro un nemico invisibile: sono loro i nuovi supereroi. L’anonimo writer, dopo aver condiviso l’opera anche sul suo profilo social, ha lasciato una dedica al personale dell’ospedale “Grazie per tutto quello che state facendo. Spero che questo disegno illumini un po’ il posto, anche se è solo in bianco e nero”, volutamente l’unica nota di colore è infatti la croce rossa sul petto dell’infermiera. Un tributo certamente non scontato, realizzato nella sua solita maniera dissonante, e che senza dubbio darà una forte spinta morale a tutti gli operatori e pazienti dell’ospedale inglese e che in generale ha consentito a chiunque si sia concesso un momento per osservare l’opera di prendersi una pausa dalla frenesia di questo periodo.

Ancora una volta Banksy si dimostra un oratore sociale di nuova generazione: la sua comunicazione originale e creativa, va al di fuori degli schemi sviluppando messaggi suggestivi in grado di attirare l’attenzione di tutto il mondo le sue opere chiamano il destinatario a riflettere sul tema che viene rappresentato e a prendere coscienza, dopo un momento di meraviglia, del mondo in cui vive. Egli si propone come artista libero da qualsiasi vincolo e garantisce che i propri messaggi siano puri e veritieri.

 

Immagine di copertina da Wikipedia


Consuelo Perris