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Quante volte, davanti a prodotti Bio e/o Naturali, rimaniamo scandalizzati dal fatto che siano venduti in contenitori di plastica. O come ci sentiamo compiaciuti quando vediamo che la plastica è sostituita da vetro, carta o addirittura legno. Ma veramente la plastica va così demonizzata? Veramente la dobbiamo considerare come il male peggiore per il nostro pianeta? Abbiamo rivolto questa domanda ad uno dei produttori più importanti di imballaggi in Italia, che lavora sia contenitori di plastica che di vetro. 

Capardoni Group, azienda 100% italiana di packaging cosmetico, che da anni ricerca e promuove soluzioni eco-friendly innovative, ci spiega perché la plastica può essere considerata ecologica. Innanzitutto – spiega Stefano Meazza, CEO Capardoni Group – la plastica nel packaging non ha eguali e può essere utilizzata, nella cosmetica, per diversi tipi di formulazione.

La ricerca è stata quella di testare vari materiali plastici riciclati (da post-consumo e da scarti di produzione) che potevano essere a loro volta riciclabili. Soprattutto il PP, PE ed il PET, possono essere riciclati e a loro volta riciclabili, al 100% nella stessa catena di riciclaggio del polietilene tradizionale. Le plastiche possono essere addizionate con polpa di legno e altri materiali di origine vegetale, che conferiscono un aspetto più piacevole per i consumatori, e che poi possono essere tranquillamente riciclate. Infine, con dei processi industriali in grado di produrre con maggior efficienza e nel rispetto dell’ambiente, vengono fabbricate grandi quantità di prodotti di plastica riciclata che possono essere riutilizzate molte e molte volte.

Per il bene dell’ambiente dovremmo accrescere la nostra consapevolezza ecologica e quindi abituarci a non abbandonare e disperdere rifiuti: se non fossero abbandonate le bottigliette d’acqua sulle spiagge o nei parchi o in generale nell’ambiente, ma riposti negli appositi contenitori di rifiuti differenziati, già potremmo vedere i risultati molto più rapidamente: è la plastica abbandonata che inquina e non quella che viene riutilizzata! Quindi da condannare non è la plastica ma il comportamento sconsiderato di alcuni suoi utilizzatori. 

Certo è che non tutta la plastica è riciclabile: le plastiche nere, per esempio non possono più essere adoperate, oppure le posate, le cannucce, le siringhe, tutte quelle plastiche rigide come i sottovasi, le cartelline portadocumenti in plastica, etc. Ma d’altra parte neanche tutto il vetro è riciclabile: i bicchieri, le fiale monouso, le lampadine, etc... Nella raccolta differenziata del vetro possiamo mettere solo vasetti o bottiglie. 

Se a quanto detto aggiungiamo che per produrre un contenitore di vetro ci vuole più del doppio di energia di quella necessaria per la plastica, la convinzione diffusa che la plastica sia il nemico e il vetro l’angelo salvatore va un po’ scemando.

Come giustamente detto dal dottor Meazza, quella che va veramente adoperata è la consapevolezza ecologica. Ognuno di noi dovrebbe avere più senso civico verso la raccolta differenziata, verso la riduzione dello spreco. Ciascuno di noi dovrebbe essere responsabile della conoscenza che ci porterà a far rinascere il nostro pianeta.

Ancora di più in questo periodo, quando, dopo il lock-down ognuno di noi ha sperimentato personalmente un risveglio della natura, una pulizia non solo dall’inquinamento dell’aria, ma anche da quello sonoro, luminoso, etc... in molte località si sono persino visti animali selvatici avvicinarsi al nostro mondo contaminato. Quindi, non demonizziamo la plastica, ma impariamo ad usarla come ogni altro oggetto e/o energia che ci viene messa a disposizione.



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Consuelo Perris