Il mondo della profumeria, l’ho detto più volte, è magico. La sua magia risiede in diversi aspetti: primo tra tutti la fortissima valenza mnemonica che gli odori ricoprono nella nostra vita, secondo la potenza immaginativa che questi ci conferiscono, che consentono alle nostre menti non solo di viaggiare all’indietro nel tempo ma anche di dare forma a concetti, oggetti e soprattutto sensazioni.

Questo legame indissolubile tra odore e memoria è centrale nella mia costante ricerca, la capacità “espressiva” dei prodotti di profumeria (qualunque essa sia, senza alcun tipo di distinzione) cataloga quest’ultima come vera e propria arte, proprio per questa capacità definita emozionale. L’emozione suscitata dalla fruizione di un’opera d’arte può essere la medesima provocata dal ricordo.

Ormai questa congiunzione tra odore e ricordo, tra naso e cervello, è nota ai più, tanto che anche nel settore delle essenze molti profumi (non solo quelli per il corpo, ma anche per ambienti e bucato, ad esempio) prendono il nome stesso del concetto che vogliono trasmettere. Così negli ultimi anni abbiamo assistito a profumi nominati “passeggiata in riva al mare”, “gita fuori porta” o “magico Natale”. La cosa più sorprendente? Odorando queste fragranze si pensa davvero alle passeggiate al tramonto o alle vacanze natalizie in famiglia! Ma come è possibile? Il Natale non ha un odore, e neppure il tramonto, né tanto meno una gita… È qui che entra in gioco il nostro cervello che, collaborando a stretto contatto con il naso, ci regala delle sensazioni ipersensoriali.

Come percepiamo gli odori

Sarebbe bello avere una risposta certa ed assoluta, ma purtroppo il mondo dell’olfatto è magico anche per questo: risulta essere ancora molto misterioso. Si pensa spesso che la scienza possa offrire delle risposte certe a tutti i quesiti o agli eventi, eppure un gesto così semplice e naturale come odorare rivela alcune zone d’ombra, a dimostrazione del fatto che non si tratti “semplicemente” di odorare. È certo però che la scienza stia facendo dei passi avanti proprio in questo settore e che l’idea antica esposta da Teofrasto nel suo trattato Sugli Odori si sia evoluta a più riprese ed in maniera costante, fino ad arrivare alle ultime ipotesi e scoperte.

Il naso, principale organo connesso al senso dell’olfatto, viene spesso definito come una “finestra sul mondo”, o meglio l’affaccio del nostro cervello su di esso. L’olfatto infatti è un senso definito prossimale perchè ci consente di percepire parti di questo mondo (gli odori) vicini ed interni, ma anche distale perché porta alla nostra attenzione anche elementi lontani e fuori dalla portata degli altri sensi (e questo lo rende anche fondamentale per la sopravvivenza).

Come detto naso e olfatto sono legati nella ricezione e decodificazione degli odori, ma come? Sono stati identificati 3 step ma ad ogni modo sappiamo che l’impulso (salvo complicazioni esterne) arriva in maniera immediata al cervello.

  • Si parte dell’epitelio olfattivo, posto indicativamente poco dietro le narici e sopra il palato. Qui si trovano i recettori olfattivi che sono dei veri e propri neuroni specializzati. Le molecole odorose che compongono gli odori (che sono dunque la somma di queste) vengono catturate dai ricettori che hanno forma di fessure e che riescono a catturare solo le molecole a loro corrispondenti in un rapporto che è stato definito dagli scienziati stessi, per rendere più chiaro il concetto, chiave-serratura. Fortunatamente l’essere umano è dotato di circa 10 milioni di neuroni olfattivi suddivisi circa in 400 tipi a seconda del recettore che intercettano, va però chiarito che alcuni di questi recettori funzionano da passepartout e si combinano con più di una sola molecola.
  • Le molecole così “filtrate” giungono al bulbo olfattivo, proprio sopra l’epitelio, per essere smistate. I codici sono dunque trasmessi, non resta che decodificarli in un messaggio univoco.
  • Della parte di codice ed identificazione si occupa ovviamente il cervello nella sezione della corteccia olfattiva. Le cellule mitrali inviano le informazioni all’amigdala ed all’ippocampo responsabili rispettivamente del controllo delle emozioni e della memoria. La codifica del cervello attribuirà l’identità all’odore. Ecco spiegato perchè il senso dell’olfatto è il più collegato alle emozioni ed al ricordo, ed ecco perchè chiamare un profumo “Magico Natale” ha un senso, perché gioca su un aspetto culturale e personale, ma al contempo su un processo ed un'attribuzione universale.

L’odore è dunque giunto al nostro cervello, è stato etichettato ed archiviato nel ricordo, ma come viene interpretato? Si è discusso a lungo su un “vocabolario” degli odori, sulla loro classificazione (già nel III secolo A.C. Platone e poi Teofrasto si erano cimentati nell’impresa) e sulla valutazione. In questo caso la risposta risiede unicamente nell’aspetto culturale dell’individuo e nelle tradizioni della sua comunità. Banalmente esistono odori che in alcune comunità vengono ritenuti “cattivi” (difficile anche questo tipo di definizione, se ci si pensa) o “buoni”, alcuni “femminili”, altri “sensuali”, mentre in alcune comunità questi sono ritenuti l’opposto. L’esempio più comune è quello della rosa, in Europa generalmente associato alla femminilità, ma utilizzato anche dal sesso maschile nella cultura araba.

L’etichetta attribuita dal nostro cervello, una volta catturate le molecole odorose della rosa, è sicuramente “rosa fiore”. Poiché gli impulsi vengono inviati anche a memoria (ippocampo) ed amigdala (emozione), probabilmente il nostro cervello opera un riscontro immediato tra odore della rosa e ricordi dello stesso. Magari ci verranno in mente i profumi di nostra madre o sorella, l’immagine della rosa spesso associata o prodotti di cosmesi prettamente femminile e così via. L’associazione dunque sarà immediata: rosa=femminile.

Proviamo adesso a pensare ad un frutto esotico lontano dalla nostra cultura e che non abbiamo mai odorato. Viene sottoposto al nostro olfatto, lo classifichiamo magari come intenso o meno intenso, pungente o fresco, possiamo anche dire che sia buono. Il frutto in questione però viene utilizzato delle tribù dell’Amazzonia per coprire le sepolture ed in quelle tribù viene ritenuto un odore sgradito, che mai verrebbe attribuito ad un profumo per il corpo, mentre noi invece l’abbiamo catalogato come “profumo fruttato gradevole” e che magari volentieri sceglieremmo per la nostra crema corpo.

Le ultime scoperte in campo olfattivo

Molto è stato scoperto, ma molto è ancora da scoprire! Come detto, l’olfatto è un senso fondamentale per la sopravvivenza anche dell’essere umano, maggiore importanza gli è stata attribuita proprio nell’ultimo periodo quando la perdita dell’olfatto (tecnicamente anosmia) è stata individuata come uno dei possibili sintomi del virus Covid-19. Ma l’importanza rivestita dall’olfatto è indiscussa da secoli, sebbene come sottolineato più volte questo senso troppo spesso viene trascurato al confronto con la regina indiscussa, la “vista”.

Un gruppo di ricerca del Centro Iit di Neuroscienze e Scienze Cognitive di Rovereto, in collaborazione con l’Università di New York, ha condotto uno studio relativo proprio alla percezione degli odori il cui risultato (reso noto qualche mese fa) è stato rivoluzionario: è riuscito a trasmettere un odore al cervello, senza passare dalle narici.
Un odore artificiale è stato infatti trasmesso direttamente alle cellule nervose del bulbo olfattivo, la zona di smistamento, bypassando l’epitelio olfattivo. La ricerca viene condotta da anni, durante i quali sono stati fatti sentire all’individuo profumi diversi, prendendo nota di quali neuroni entravano in azione e in quale ordine, su ogni cosa.
Lo studio dimostra per la prima volta come il cervello combini e organizzi la sequenza temporale dell’attivazione di diversi gruppi di neuroni posizionati in sue diverse parti, così come l’alfabeto scritto combina in una sequenza temporale diverse lettere per generare il significato di una frase, in questo caso un profumo.

Lo studio non è stato interrotto dopo i primi risultati, ma verrà condotto alla ricerca di risposte più certe nella speranza di poter regalare anche a persone affette da patologie del sistema olfattivo l'enorme piacere dei profumi, qualunque essi siano.

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Consuelo Perris